Video Shock e Revenge Porn: qualche riflessione
E’ da giorni che circola in maniera virale un video, nel quale una ragazzina, poco più che adolescente, intrattiene un rapporto intimo con il suo partner… un affezionatissimo cane!

E’ da giorni che circola in maniera virale un video, nel quale una ragazzina, poco più che adolescente, intrattiene un rapporto intimo con il suo partner… un affezionatissimo cane!
Il “Dogman” nostrano non è, ahimè, il film di Garrone che ha appena vinto il David di Donatello 2019, ma un più modesto video amatoriale girato con uno smartphone in una squallida stanzetta.
Si dirà: ma cosa c’è di strano se la ragazza è maggiorenne e consenziente? Non è forse libera di fare ciò che vuole nell’ambito della sua sfera sessuale?
La risposta è fin troppo scontata!
Ma qui non è in discussione né la “morale” della giovanissima protagonista del video, né si tratta di arroccarsi su retrograde posizioni integraliste, infarcite di autentica ipocrisia.
E’ invece il caso di comprendere e chiarire, quale sia il confine tra la libertà di espressione sessuale di ognuno, il diritto alla privacy individuale della ragazzina protagonista del video hard, ed il diritto alla tutela dei minori, che si trovano ad accedere liberamente a tali contenuti sessualmente espliciti senza alcuna forma di cautela.
E si tratta, ancor più, di capire se la protagonista del video sia stata tratta in inganno da qualcuno – che anziché rispettare la sua privacy ha diffuso quel disgustoso video senza il suo consenso, rendendola vittima di uno dei tanti casi di cd. revenge porn, o se invece tutto ciò è avvenuto con la sua lucida consapevolezza.

Immagine di repertorio puramente dimostrativa
I recenti scandali di video hard girati all’interno del Parlamento, e che vedono protagonista un’altissima figura istituzionale come l’ormai ex Presidente della Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati On. Giulia Sarti del M5S, e diffusi senza il suo consenso, rappresentano non soltanto un segno dei tempi e della qualità di certa classe politica attuale, ma evidenziano la necessità di un urgente intervento normativo sul cd. fenomeno del revenge porn.
Il Sexting (cioè l’invio di sms, mms, e-mail, whatsapp e file video sessualmente espliciti), la sextortion (le estorsioni sessuali via web), il grooming (l’adescamento attraverso la rete), sono fattispecie di reato solo parzialmente previste e regolamentate dalla legge penale, ed occorre immediatamente adeguare gli strumenti di tutela della privacy affidati agli organi di polizia, all’attuale tecnologia, prevedendo il reato del revenge porn, ed inasprendo le pene per coloro che abusano delle immagini e dei video a sfondo sessualmente esplicito, senza il consenso dell’ interessato.
Tornando al caso nostrano, ed al netto di ogni giudizio sul rapporto intimo con l’ignaro porno attore di razza canina, il video impone alcuni seri interrogativi e talune riflessioni: sul ruolo della genitorialità, sulla effettiva capacità di comprensione e conoscenza dei nostri figli, sulle difficoltà di taluni adolescenti di rappresentarsi chiaramente il limite della loro “dignità personale”, sui pericoli derivanti dalla navigazione incontrollata in rete per i bambini che hanno libero accesso alla pornografia sui loro telefonini, e forse sulle conseguenze che può avere su taluni adolescenti, un certo vuoto affettivo e culturale della cd “società civile” (si consentirà il termine tanto orribile quanto untuoso).
Internet, e più in generale i video che circolano sui telefonini, sono una vetrina nella quale i ragazzi si rappresentano come adulti, imitandone i comportamenti, ed atteggiandosi a piccoli divi che assumono pose provocanti. Spia di questo fenomeno sono i cc.dd siti Jailbait che vedono protagoniste giovani ragazzine che a scopo puramente economico, intrattengono in rete rapporti con uomini di ogni genere ed età.
Ed i rischi di tali pratiche imitative sono altissimi.
Per i ragazzi è normale riprendere tutto ciò che fanno, talvolta anche le esperienze attinenti alla sfera più intima. E l’errore più frequente è proprio quello di non considerare che una volta caricati in rete o trasmessi sugli smartphone questi video saranno visibili a tutti e non saranno più facilmente eliminabili .
Senza volermi indebitamente attribuire alcuna competenza in materia psicologica infantile (che non ho affatto), mi pare tuttavia innegabile il rischio che la libera fruizione della pornografia da parte di bambini (oramai quasi tutti in possesso di uno smartphone sin dai primi anni di età), possa determinare il rischio di un’ alterazione della sessualità e delle sue conseguenti implicazioni emotive, che poi rappresentano (a mio modesto avviso) il vero tratto distintivo tra l’uomo e l’ animale; tratto distintivo che in questo video, si fa davvero fatica a cogliere !
Per carità: nessuna retromarcia sulla sacrosanta libertà sessuale o sui gusti e le passioni di ciascuno.
Ma questa non è emancipazione: è barbarie!
Ma se è pur lecito diffondere, con il consenso dei protagonisti, filmati aventi un simile contenuto, è altrettanto lecito che simili schifezze siano accessibili a chiunque, ed in particolare ai minorenni che accedono a filmati porno, o ad accoppiamenti “innaturali” che per legge dovrebbero invece essere a loro vietati?
E non è un’ipocrisia di Stato, la famosa scritta “V.M. di 18 anni” che compare sui siti porno, se poi, al di là di qualche firewall o antivirus, che i genitori devono a proprie spese istallare sui dispositivi dei propri figli minori per cautelarli da un’abbuffata di pornografia, di fatto lo Stato si è totalmente deresponsabilizzato lasciando campo libero anche ai bambini ?
Ed a questa povera ragazza non sarebbe il caso di tendere subito concretamente una mano, prima ancora di giudicarla, per capire se e quali possano essere state le ragioni che l’hanno spinta a tanto, per capire se è consapevole del disvalore delle sue azioni e soprattutto per recuperarla a qualche attività per lei più costruttiva, anziché limitarsi a qualche bigotto mormorio di paese o peggio al solito malcelato dileggio collettivo?
LELLO DI CAPUA