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Un mese alle Elezioni Europee: lo scenario

Mancano trenta giorni alle elezioni europee.

Il conto alla rovescia può iniziare con un numero tondo: oggi 26 aprile manca esattamente un mese alle elezioni europee. Tra 30 giorni i cittadini dei paesi membri dell’Unione Europea saranno chiamati alle urne per decidere chi li rappresenterà al Parlamento Europeo nei prossimi cinque anni. Dire che saranno “elezioni incerte” ormai è l’assoluta normalità di questi tempi. Quel che è certo è che in molti paesi europei il malcontento verso l’Unione Europea e le sue politiche sta aumentando. La dimostrazione evidente è la Brexit, l’uscita (non ancora ultimata) del Regno Unito dall’Unione economica. In Italia, secondo i sondaggi, il primo partito è la Lega, che forse definire ancora “euroscettico” nel 2019 è sbagliato. Ma di certo un partito che mette sempre e comunque gli interessi proprio paese al primo posto è incompatibile alcuni obiettivi fondamentali dell’Unione. Al secondo posto c’è il Movimento 5 Stelle e subito dopo il PD.

 

In Francia la situazione è in un certo senso simile. Un sondaggio di pochissime ore fa vede il partito di Le Pen (una che con Matteo Salvini va molto d’accordo) scavalcare di tre punti percentuali quello di Emmanuel Macron, attuale premier francese.

 

La Germania merita un discorso a parte. Secondo alcuni sondaggi tra i tedeschi sta aumentando sempre di più l’insofferenza verso i richiedenti asilo, i rom e i sinti. In generale da Monaco a Brema, passando per Berlino, si chiede un “rafforzamento dell’UE”. Se in Italia (soprattutto qualche anno fa) c’era una notevole differenza dei risultati di voto tra Sud e Nord, in Germania lo stesso si può dire tra Est e Ovest. Ad Est al momento è in netto vantaggio il partito di destra, l’Afd; a Ovest la Cdu con ogni probabilità raccoglierà molti voti (quasi il 30%), così come i Verdi (oltre il 20%). Mentre la destra, in questa fetta di Germania, stando ai sondaggi difficilmente arriverà al 10%.

 

Per concludere qualche dato riguardante l’affluenza alle urne. Le percentuali che si sono verificate nelle elezioni di cinque anni fa potrebbero sorprendere molti. Partiamo da due paesi dove si arriva a ridosso del 100%: i cittadini di Belgio (89%) e Lussemburgo (85%) sono quelli che hanno votato in massa. Dopo di loro le percentuali iniziano a calare vertiginosamente. Malta si “difende” con un 74%. Subito dopo c’è la Grecia con il 60%. Il dato peggiore? La Slovacchia. Alle elezioni del 2014 andò a votare il 15% degli slovacchi. La media di tutti i paesi è del 42%. DATI PRELEVATI DAL SITO UFFICIALE DELL’UE – CLICCA QUI

 

E l’Italia? Negli ultimi venti anni l’andamento è stato altalenante. Nel 1999 andò a votare il 69.7% dei nostri connazionali. Cinque anni dopo le percentuali furono in salita, seppur pressoché identiche (71.7%). Dal 2009 in poi, però, il crollo è stato evidente. 10 anni fa voto il 65%, percentuale scesa di quasi 10 punti alle consultazioni successive del 2014, quando alle urne si presentò il 57% degli aventi diritto. E, secondo il mio modesto parere, tra 30 giorni si verificherà un ulteriore calo, del tutto simile a quello registrato tra 2009 e il 2014: andrà a votare circa un italiano su due e forse non si raggiungerà nemmeno il 50%.

EDOARDO CIOTOLA

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