L’insostenibile “leggerezza” del potere
Una riflessione personale di Maria Michela Acampora su come chi detiene il potere spesso usa belle espressioni ma poi non sia democratico fino alla fine.

Ricordate Milan Kundera e il suo bellissimo romanzo? E Kundera non è certo il narratore rivoluzionario del dissenso. Semmai ci ricorda come la storia possa infuriare sulla vita e l’uomo. I protagonisti del romanzo continuano ad animare i propri sentimenti a discapito di tutto quel che accade intorno a loro. L’eterno ritorno del sangue, della lotta, della rivoluzione, si agita sullo sfondo come una condanna per l’essere umano, che costringe a mutare storie, direzioni, con il suo carico di esili e censure. La libertà e la sua ricerca sono il centro pulsante della narrazione.
Quella stessa libertà che per noi oggi è sempre più messa in discussione: siamo liberi dal potere o la nostra libertà è consumata da regole economiche e condizionamenti mentali che non riusciamo neanche a vedere?
Per non parlare della politica e del potere che acceca nella stragrande maggioranza dei casi chi lo detiene, l’atavico detto di Andreotti recitava che il potere logora chi non lo ha, ma sarà vero?
Assistiamo ormai da anni al vilipendio della res publica, al mercimonio delle regole della democrazia: chi non è con me è contro di me, alla faccia delle belle espressioni che si usano sui social per colpire il pensiero immaginario, tipo quella “non la penso come te ma sono disposto a morire perché tu possa esprimere il tuo pensiero”, quante volte l’ho letta e quante volte è stata smentita dalle conseguenti azioni di chi l’ha pronunciata.
Io credo fermamente che per ridare dignità alla parola politica e al conseguente potere che ne deriva non basta mettere persone e simboli nuovi, la novità non sta nel camuffare il sistema con il nuovo, ma nel cambiare modo di amministrare, nel leggere i bisogni ma anche ascoltare le proposte dei cittadini e farsene paladini, la modernità è cambiare il concetto di visione della politica e bisogna farlo dal basso, ritornare alla gente e diventare protagonisti delle loro richieste e delle loro migliori idee.
La leggerezza del potere è legata alla buona opposizione che vigile e attenta impedisce alla maggioranza di commettere errori, a patto che la maggioranza ne rispetti le idee e le proposte perché che si voglia o no, il mondo cambierà e farà della coprogettazione, della condivisione e della compartecipazione le armi per combattere corruzione e delirio di onnipotenza. In caso contrario il potere esercitato come arma impropria diventerà veleno per chi lo esercita in questo modo e vi assicuro che Andreotti è stata un’altra storia.
MARIA MICHELA ACAMPORA