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Il problema Sarno

A pochi chilometri da Agerola c'è il fiume più inquinato d'Europa: il Sarno. Abbiamo cercato di analizzare le cause del problema.

La monografia “L’Agonia del Sarno dramma di un territorio” ci illustra in maniera articolata e precisa la situazione del fiume protagonista del video choc di Greenpeace perché conoscerne la storia è necessario per capire la gravità della situazione attuale: il fiume Sarno è ed è stato il fiume più inquinato del continente europeo e ha avuto questo triste primato sin dagli anni 60.

Il suo corso d’acqua si protrae per circa 24 km. Il Sarno attraversa il territorio di ben 38 Comuni, suddivisi tra le Province di Avellino (4 km), Salerno (18 km), e Napoli (16 km) con una popolazione di oltre 700.000 abitanti, ricevendo le acque di ben 67 affluenti minori, 150 tra torrenti, pozzi e valloni, 18 vasche di compensazione e due affluenti principali, il torrente Cavaiola ed il torrente Solofrana.
Tre sono le cause principali del suo inquinamento: 1) Agricola, per l’uso di pesticidi; 2) Industriale, a causa soprattutto della lavorazione del pomodoro e per le concerie; 3) Urbana, per lo sversamento di reflui non depurati nelle acque del Sarno.

Tre sono le zone caratteriali del letto del fiume:

1) La prima zona, caratterizzata da acque pulite, comprende le tre sorgenti principali e si estende fino a pochi chilometri a valle in corrispondenza del ponte di San Valentino Torio (strada Striano-San Valentino).

2) La seconda zona, che termina prima dell’immissione dell’Alveo Comunale di Nocera, presenta un tasso d’inquinamento abbastanza elevato, dovuto sopratutto ad affluenti che portano scarichi fognari provenienti dall’area urbanizzata dal comune di Sarno e dal centro abitato di San Marzano.

L’apporto degli affluenti dell’attività conserviera, nel periodo di intensa lavorazione (agosto, settembre, ottobre), contribuisce all’inquinamento del Sarno, ma non ne costituisce la causa determinante proprio per la marcata stagionalità. dell’attività stessa.

3) La terza zona comprende il tratto di fiume che va dal punto d’immissione dell’Alveo Comune di Nocera fino alla Foce, posta tra Castellamare di Stabia e Torre Annunziata. Il tratto considerato presenta elevate concentrazioni di insediamenti abitativi ed industriali, che costituiscono le principali cause d’inquinamento delle acque fluviali.
E’ possibile, in questa terza zona, distinguere cinque aree che rappresentano le fonti d’inquinamento principali:

– il torrente Solofrana;

– il torrente Cavaiola;

– l’Alveo Comune di Nocera, che si forma dall’unione del Torrente Cavaiola e del torrente Solofrana;
– il tratto a valle dell’immissione dell’Alveo Comune di Nocera;
– l’area della foce, compresa tra Torre del Greco e Castellamare di Stabia.

I punti d’inquinamento più importanti sono:
– il polo di Solofra;
– l’area urbanizzata di Mercato San Severino;
– la zona a sud-ovest del territorio comunale di Castel San Giorgio, dove sono situate alcune grosse industrie conserviere del pomodoro;
– la zona nord di Nocera Superiore.

Il degrado del Sarno è il risultato di oltre 40 anni di inefficienze ed inadempienze. Uno dei principali ostacoli all’applicazione delle normative ambientali è da ricercare nella mancanza di interazione tra Stato e Regioni, in particolar modo della Regione Campania.
Altro problema è che il Sarno è da tutti considerato un comodo sversatoio di rifiuti, sia dalle fabbriche che dagli agricoltori e, fatto più grave, dai privati cittadini.

Numerosi sono stati i piani d’emergenza per tentare di risanare il Sarno, tra cui il famoso Ps3 (Piano Speciale per il disinquinamento del Golfo di Napoli) elaborato agli inizi degli anni ’70, che consisteva nella costruzione di mega- depuratori che si sono dimostrati, a lungo andare, più dannosi che utili.

Il video ripropone la storia della morte del territorio unico per le sue bellezze e per la ormai passata ricchezza di biodiversità, ma a ben guardare quello che è ancora   più deplorevole è l’assenza delle istituzioni:comuni, città metropolitana, regione e stato che a parte pochi e incapaci tentativi hanno lasciato nel tempo correre lo status quo permettendo alle industrie conserviere e a quella di manifattura delle pelli di sversare rifiuti chimici che abbinati alla cattiva abitudine dei privati di buttare nel fiume di tutto hanno  realizzato lo scempio attuale.

Esiste un Consorzio di Bonifica che vive una situazione poco confortante soprattutto in relazione alla gestione dei fondi perché sempre in perenne mancanza di liquidità dovuta maggiormente alla Regione e all’Assessorato all’ Agricoltura che da anni non stanzia contributi integrativi per la manutenzione e continua ad erogare in ritardo i contributi per l’energia. Nel 2003 è stata istituita anche una commissione parlamentare per l’emergenza Sarno e dopo una relazione intermedia e molto lavoro si è arrivati alla nomina del commissario Setaro ed ad una iniziale e produttiva attività che sembrava dovesse dare risultati più che positivi. Ma all’indomani dell’insediamento della sua giunta De Luca ha provveduto immediatamente alla rimozione del commissario e ad un cambio di rotta repentino.

Il Sarno non ha bisogno di strategie politiche ha solo bisogno di BUONA POLITICA quella che si impone di salvaguardare salute pubblica e tutela dell’ambiente, la nostra regione è troppo preziosa per essere ricordata solo per le morti di tumore e per il degrado ambientale e la responsabilità di questo scempio pesa e peserà  sulle teste di chi avrebbe potuto cambiare le cose e non l’ha fatto .

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