RADIO RADICALE: lo stato dell’arte
Radio Radicale continua a rimanere in vita: il Parlamento ha votato per rinnovare il finanziamento alla Radio fondata da Marco Pannella.

Radio Radicale è un’emittente radiofonica privata di proprietà dell’Associazione politica Lista Marco Pannella che dal 1994 gode di una convenzione con il Ministero dello Sviluppo Economico, e quindi di un finanziamento pubblico, per trasmettere i lavori parlamentari.
Il compito di trasmettere i lavori delle Camere era attribuito dalla Legge Mammì, la legge 223/1990 che disciplina il sistema radiotelevisivo pubblico e privato, alla Rai. Tuttavia, per sopperire alla lacuna informativa dettata dall’inerzia del servizio pubblico, nel 1994 venne istituita una Convenzione di durata triennale tra il Ministero dello Sviluppo Economico e Radio Radicale, unico soggetto che provvedeva già da tempo a rendere conto dei lavori istituzionali su scala nazionale.
In virtù di tale Convenzione, Radio Radicale si impegnava a trasmettere almeno il 60% del numero complessivo annuo di ore che le Camere dedicano alle sedute d’aula, senza interruzioni e pubblicità, a fronte di un finanziamento pubblico di 8,33 milioni di euro l’anno, oltre ai 4,4 milioni l’anno erogati a titolo di fondi pubblici per l’editoria.
Nonostante il Governo Prodi nel 1997 avesse già in un primo momento espresso volontà contraria, la convenzione di durata triennale è stata sistematicamente rinnovata alla scadenza, addirittura disponendo, negli ultimi anni, un aumento del finanziamento annuo fino a 10 milioni di euro, per un totale, dal ‘94 ad oggi, di 250 milioni di euro di finanziamento pubblico.
La questione del rinnovo della convenzione del MISE con Radio Radicale è da anni molto dibattuta perché di fatto, ad oggi, le condizioni che condussero i governi a stipularla, sono venute meno. Tanto più se si considera che dal 2020 sarà pienamente operativo il servizio Rai GR Parlamento e il canale istituzioni del digitale terrestre come da piano industriale Rai 2019/2021, che finalmente renderà un servizio pieno di informazione politica così come prescritto dalla legge e che comunque viene finanziato attraverso fondi pubblici.
Si deve riconoscere il grande valore del servizio reso in tutti questi anni da Radio Radicale che trasmette i lavori parlamentari già da prima della stipula della convenzione, quindi indipendentemente dai finanziamenti. Tuttavia occorre chiedersi che senso abbia, oggi, continuare a mantenere in vita una convenzione e quindi continuare a destinare risorse pubbliche ad una radio privata per finanziare un servizio già garantito e finanziato da tutti i cittadini. Per questi motivi il ministero non ha rinnovato la convenzione scaduta a maggio di questo anno. Radio Radicale dovrebbe continuare a svolgere la sua attività di informazione come fanno tutte le altre radio.
Non mi meraviglia, dopo lo sfacelo a cui stiamo assistendo che il PD abbia presentato un emendamento volto ad inserire nel Decreto Crescita l’ennesimo regalo di soldi pubblici a una radio privata (3 milioni per il 2019 e 4 milioni per il 2020) e forse mi meraviglia ancora di meno che la Lega abbia votato a favore spaccando la maggioranza. Dobbiamo riflettere tanto tutti noi e perdonatemi se preferisco credere che quei soldi destinati a radio radicale potevano essere investiti in aziende che hanno problemi di sopravvivenza quotidiana, perdonatemi se continuo a credere che la legge debba essere uguale per tutti e che i finanziamenti dello stato devono essere mirati al benessere dei cittadini e non di pochi eletti. In Italia esistono migliaia di radio che si battono per il diritto ad una informazione corretta e veramente libera ma non ricevono alcun finanziamento perché la libertà viene garantita soprattutto dell’autonomia economica.
MARIA MICHELA ACAMPORA