Secondo suicidio ad Agerola nel giro di 48 ore
La comunità agerolese viene scossa dal secondo suicidio nel giro di nemmeno 48 ore: stavolta è accaduto a Bomerano, nella casa di riposo.

Un anziano ha perso la vita nella tarda serata di ieri, sabato 15 giugno, nella casa di cura di Bomerano “San Francesco”. L’uomo si sarebbe buttato giù dal secondo piano, nella camera in cui era ricoverato. Il fatto è avvenuto a distanza di nemmeno 48 ore dal suicidio del 65enne agerolese impiccatosi in casa nella mattinata di venerdì.
L’episodio suscita numerosi interrogativi e perplessità, dal momento che è avvenuto in una casa di cura privata. I carabinieri di Agerola stanno effettuando tutti gli accertamenti del caso coordinati dal pm di Torre Annunziata. In primis per stabilire se si tratta effettivamente di suicidio, come da prassi. Al momento gli indizi puntano in quella direzione ma bisognerà attendere qualche ora per ottenere un responso ufficiale.
Resta da capire anche se tale struttura fosse pienamente a norma, anche dal punto di vista delle autorizzazioni sanitarie, in virtù del fatto che vi sono ricoverati diversi anziani non completamente autonomi. Va detto altresì che il presidio sul territorio svolge una rilevantissima funzione sociale, non essendoci altre strutture abilitate ad accogliere anziani. Bisognerà capire infine se l’anziano signore potesse essere allocato al secondo piano della struttura e se fossero state adottate tutte le cautele e i dispositivi necessari atti a prevenire l’insano gesto.
“La Voce di Agerola” auspica che questa tragedia serva da monito per elevare gli standard di qualità dell’assistenza sanitaria sul nostro territorio. Il fatto, probabilmente frutto di pregressi disagi dell’anziano signore, evidenzia tuttavia una serie di problematiche generali della nostra comunità. La necessità di istituire dei centri di aggregazione sociale per anziani, e soprattutto di ampliare la scarsa offerta di prestazioni sanitarie “a domicilio” (fisioterapia, logopedia, riabilitazione in genere) che spesso se effettuate in contesti familiari possono offrire ai pazienti, soprattutto quelli più deboli, benefici notevolmente maggiori.