10 grandi città europee scrivono all’UE per protestare contro il fenomeno Airbnb
Ogni fenomeno sociale ha i suoi lati negativi e quelli positivi. Da circa 10 anni in Europa e in altre parti del mondo Airbnb e piattaforme simili hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere le

Ogni fenomeno sociale ha i suoi lati negativi e quelli positivi. Da circa 10 anni in Europa e in altre parti del mondo Airbnb e piattaforme simili hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere le vacanze.
Vantaggi e svantaggi
Il lato positivo è che si può spendere meno rispetto a una stanza d’albergo e al contempo si può avere a disposizione un intero appartamento; il lato negativo è che le persone che in una città turistica ci vivono 12 mesi all’anno stanno avendo problemi di vario genere.
Innanzitutto aumentano esponenzialmente le difficoltà a trovare una casa in affitto, visto che i proprietari reputano più conveniente e redditizio l’uso turistico. C’è poi il fenomeno della “turistificazione” di alcuni quartieri, che stanno diventando tutti uguali, fatti su misura per i visitatori occasionali.
La lettera a (non da) Bruxelles
10 città europee di 7 nazioni diverse poche ore fa hanno firmato una lettera in cui presentano la stessa lamentela alla Commissione europea: il “fenomeno Airbnb” sta causando disagi troppo grandi ai propri residenti.
Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bordeaux, Bruxelles, Cracovia, Monaco, Parigi, Valencia e Vienna chiedono che si faccia qualcosa per arginare il fenomeno degli affitti brevi. L’Unione Europea qualche anno fa ha stabilito che Airbnb e siti simili sono da considerarsi “fornitori di informazioni digitali” e non agenti immobiliari. Insomma vengono considerati una vetrina, null’altro. E in quanto tale le responsabilità sono poche. Queste ultime ricadono sulle migliaia di “host” sparsi nel Vecchio Continente.
Ciò gli consente di operare liberamente in tutto il mercato libero europeo e, cosa fondamentale, di essere esenti da responsabilità circa il rispetto delle norme locali da parte dei proprietari di immobili. Nelle città a vocazione turistica gli immobili che ancora vengono affittati 12 mesi l’anno costano molto di più rispetto al passato. A Palma De Mallorca, ad esempio, gli affitti residenziali sono saliti del 40% nel giro di cinque anni dopo che nello stesso periodo si è registrato un aumento del 50% di turisti.
I primi provvedimenti
Le prime “toppe” sono arrivate. A Parigi bisogna registrare la propria struttura al Comune e in cambio si avrà un codice identificativo utile a semplificare i controlli alle autorità. Inoltre i residenti nella capitale francese non potranno fittare per più di 120 giorni all’anno la casa in cui risultano residenti. Ad Amsterdam è andata “peggio” a chi guadagnava migliaia di euro all’anno grazie ad Airbnb. Il limite della capitale olandese è diventato molto restrittivo: massimo 30 giorni l’anno. In certi quartieri residenziali gli affitti brevi sono stati perfino vietati dalla legge. Infine a Barcellona, ormai da diversi mesi, non vengono rilasciate più nuove licenze per gli affitti a breve termine.
La nostra realtà
Agerola non è Amsterdam, non è Parigi e indubbiamente nemmeno Barcellona. Si tratta di un paesino dalla posizione strategica, dove si mangia bene, si spende poco, si respira aria buona e che presenta un’offerta sentieristica molto varia. Ma una cosa è innegabile: anche qui il “fenomeno Airbnb” negli ultimi cinque anni è una medaglia dalle due facce, positiva e negativa. Usando un’altra metafora, quella della bilancia, siamo tutti concordi nell’affermare che il braccio degli effetti positivi portati dall’aumento di posti letto è più “pesante” di quello degli effetti negativi.
Parlare di quartieri diventati “dormitori” di turisti che “uccidono” la vecchia identità della città a causa della nascita di locali tutti uguali e di negozi per turisti, come capitato ad Amsterdam, Barcellona e Parigi, è semplicemente ridicolo.
Ma che le case in affitto per dodici mesi all’anno nel nostro paese stiano diventando una rarità è un dato di fatto. Molti agerolesi sono convinti che mettere l’annuncio di una casa su Airbnb e Booking per riempirla per quattro o cinque mesi l’anno sia più redditizio che darla in affitto a una famiglia con la vecchia regola del 6+6.
Due esempi molto vicini alla nostra realtà, la Costiera Amalfitana e gran parte della Penisola Sorrentina, stanno vivendo disagi del tutto simili a quelli delle capitali europee sopracitate. Chiedere ai residenti per conferma.
Ogni fenomeno sociale ha i suoi lati negativi e i suoi lati positivi. Ma ogni fenomeno sociale ha anche una caratteristica fondamentale: è destinato a finire.
EDOARDO CIOTOLA