Agerola sempre più internazionale
Il segnale inequivocabile che anche Agerola sta diventando, nel suo piccolo, più internazionale è rappresentato dai bambini che frequentano la scuola dell’obbligo.

Fino a qualche anno fa gli agerolesi leggevano la parola “globalizzazione” solo sui giornali e sui libri di scuola.
A differenza degli abitanti delle grandi città, la stragrande maggioranza di noi aveva poco a che fare con gli stranieri.
La comunità ucraina è stata una delle prime a formarsi ad Agerola. È presente dai primi anni 2000 e si è integrata decisamente bene.
Ma il segnale inequivocabile che anche il nostro paese sta diventando, nel suo piccolo, più internazionale e globalizzato è rappresentato dai bambini che frequentano la scuola dell’obbligo.
Facendo un giro nelle classi dell’istituto comprensivo Enrico De Nicola (quindi elementari e medie) ci si accorge che di anno in anno aumentano i bambini e le bambine che sono agerolesi da una sola generazione. Per capirlo basta leggere i cognomi, più ricchi di consonanti, molto diversi da quelli a cui siamo abituati.
Come detto, gli ucraini sono tra di noi da ormai venti anni e rappresentano la normalità. Alcuni di loro parlano perfettamente italiano e napoletano: benissimo così. Il livello di padronanza della lingua locale spesso viaggia in parallelo con il grado di integrazione. Negli ultimi tempi, tuttavia, diventano sempre di più le persone provenienti da nazioni diverse dall’Ucraina. In generale c’è un aumento considerevole soprattutto di nordafricani e sudamericani.
Chi scrive ha vissuto quasi un anno all’estero, avendo a che fare con gente da tutto il mondo. Ugualmente l’esperienza di sette anni a Napoli mi ha portato a conoscere e a interagire con molte persone di nazionalità diversa dalla mia.
La mia opinione è che in ognuno c’è del buono e che dalle persone di culture diverse si può solo imparare. Un’altra verità oggettiva è che sia gli italiani che gli stranieri hanno i loro difetti. Ma osservando un modo di pensare, di parlare, di mangiare, di comportarsi e di essere diverso da quello a cui siamo abituati ci può solo migliorare come persone.
Chiaramente da chi ha un’identità diversa dalla nostra bisogna prendere solo il meglio. Come quando si va a raccogliere le fragole: ce ne sono alcune mature e altre acerbe. Gli aspetti della personalità degli stranieri sono, di fatto, uguali: ce ne sono alcuni che attirano di più e che vanno assimilati, imitati; altri invece non ci attirano affatto e quindi vanno lasciati dove sono.
Il cosmopolitismo (sentirsi cittadini del mondo, non di una singola nazione) esprime qualcosa di serio e permanente: dagli stoici al cristianesimo, arrivando alle ideologie universalistiche di matrice illuministica.
Agerola non è Napoli. Napoli ha accolto e continua ad accogliere genti da tutto il mondo. Agerola, per via della posizione geografica, è più lontana, più conservatrice e non offre le stesse opportunità del nostro capoluogo di provincia. Ma così come accogliamo a braccia aperte gli stranieri che portano ricchezza ai nostri b&b e ai nostri ristoranti, dovremmo accogliere a braccia aperte anche le famiglie straniere che possono insegnare qualcosa ai nostri figli e portare loro quella ricchezza non quantificabile in cifre di una mente più aperta. E’ sottinteso che da “accogliere a braccia aperte” sono solo i soggetti che rispettano la gente e le usanze del posto e che non commettano alcun reato. Affinché l’Agerola del futuro, si spera, possa essere più aperta mentalmente di quella attuale, ancora troppo conservatrice.
EDOARDO CIOTOLA