Agerola non è questa
Le polemiche sul "cane impiccato" stanno riempiendo le colonne dei giornali online. Noi agerolesi vogliamo che la polemica si esaurisca ora, perché non siamo questo.

Da qualche ora il nome di Agerola viene associato al “cane impiccato”. Tutto è cominciato il 1° gennaio, quando un utente di Facebook ha provveduto a segnalare il fatto di cui ormai tutti noi conosciamo i raccapriccianti dettagli. Sul gruppo “Sei di Agerola se” il post di Pierluigi Provenza ha totalizzato 190 reazioni, 135 commenti ma soprattutto 580 condivisioni.
Un contenuto così scioccante e perciò virale, ricondiviso sotto forma di articoli da numerose testate del territorio, è arrivato anche sulla bacheca di Francesco Emilio Borrelli. Dopo il post del consigliere regionale, la notizia del “cane impiccato”, già molto discussa ad Agerola e nei comuni limitrofi, si è espansa a macchia d’olio in tutta la Campania. C’è chi sta scrivendo recensioni negative alla pagina Facebook del Comune di Agerola, chi si augura la morte della persona (o delle persone) che ha ucciso così barbaramente il quadrupede, chi dice che quelle foto non andavano postate su Facebook, chi dice che il post sul gruppo va tenuto perché, per quanto cruento, è una prova tangibile in sede di eventuali indagini: insomma ognuno esprime la propria opinione.
Per fortuna, a differenza di quanto affermano molti simpatizzanti di quello che rimane della cosiddetta “sinistra”, il fascismo non è affatto tornato e ognuno può dire la sua. Viva la libertà di informazione e di espressione, sempre!
Una cosa (piuttosto banale, ma di banalità ne è pieno il web) voglio dirla anche io: Agerola non è questa! In una società che tende a generalizzare, è bene fare delle distinzioni. Gli agerolesi sono circa 7.000, colui che ha compiuto il gesto infame è uno solo (o al massimo un numero inferiore al 5). Diciamolo chiaramente: Agerola non è “Utopia”, il frutto della mente di Thomas More. Nella vita quotidiana del nostro paese non mancano le aggressioni più o meno gravi a cani e gatti; non manca chi li avvelena per avere un disturbo in meno; non manca chi posta fieramente su Facebook animali squartati. Ma da quando esiste l’uomo, la pace è venuta a mancare su questo pianeta.
Anche la libertà di espressione va limitata quando si dicono cose totalmente inesatte, per cui è bene ribadirlo: basta associare il nome di Agerola al “cane impiccato” barbaramente. Tra pochi giorni succederà un nuovo scandalo, la povera anima del cane finirà nell’oblio e si parlerà d’altro. Per il momento chi viene sui gruppi Facebook di Agerola per ricondividere quelle foto e generare altri commenti negativi sappia che gli agerolesi ne hanno piene le scatole: con tutti i nostri difetti, la maggior parte di noi è gente perbene e il 99.9% della popolazione mai si sarebbe sognato di impiccare un cane. Il tempo ci darà ragione e presto si parlerà nuovamente di Agerola e degli agerolesi in termini positivi, com’è consuetudine.
EDOARDO CIOTOLA