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Cosa porta il Capodanno? Un processo tutto l’anno!

L'opinione critica del nostro Lello Di Capua su una novità gigantesca a livello giudiziario: da ieri la prescrizione non esiste più.

Ieri 1° gennaio 2020 è entrato in vigore il “processo perpetuo”, ossia l’abolizione della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado, voluta da un soggetto, che si trova a fare per chissà quale ventura il Ministro della Giustizia, in nome di una cordata giustizialista, che ha cancellato secoli di cultura e di conquiste giuridiche.

 

Una riforma voluta da un manipolo di P.M. manettari, che hanno progressivamente scalato il potere politico, che hanno sostenuto e contribuito a creare strumenti mediatici a cui passano in via privilegiata notizie ancora coperte dal segreto istruttorio (ndr. il Fatto Quotidiano), e che ora, con l’abolizione della prescrizione, pretendono di tenere in ostaggio perpetuo i soggetti che mettono sotto indagine.

 

Difficilmente si poteva pensare ad una barbarie più grande nel nostro sistema giuridico che è sempre stato la culla del diritto!

 

Da oggi infatti dopo una sentenza di primo grado, non vi potrà più essere la prescrizione del reato, e coloro che si troveranno coinvolti in un processo penale, rischieranno di rimanere imputati a vita, in quanto non esiste più alcun termine entro cui il processo dovrà concludersi.

Ci sarà un processo perpetuo per il sospettato ed un potere illimitato per il magistrato che accusa.

 

Questa legge trae origine da una visione assolutamente distorta della funzione del processo e soprattutto della pena, secondo cui non esistono innocenti, ma soltanto innocenti che l’hanno fatta franca, una concezione primitiva che cancella il principio costituzionale di “presunzione di innocenza” voluto dai nostri illuminati padri costituenti come Pietro Clamandrei, che si starà rivoltando nella tomba.
E’ la fine di tale principio e del diritto, almeno fino a quando, prevedibilmente, la Corte Costituzionale non spiegherà a Bonafede, PP MM & company, che questa legge è liberticida ed incostituzionale, rispedendola al mittente, dopo averla bocciata.

 

Ma tant’è che da Tangentopoli in poi, abbiamo assistito ad un crescendo di misure e di riforme che hanno ampliato i poteri di repressione e di indagine dei pubblici ministeri, che da funzionari dello Stato, in nome di un malinteso senso di autonomia della magistratura, si sono trasformati in un potere autonomo, che condiziona e pretende di sostituirsi al Parlamento, pur senza averne la rappresentanza.
Un potere esercitato sotto la protezione della toga, che troppo spesso è stato usato per personali scalate politiche; la lista è lunghissima: Antonio Di Pietro (da PM antimafia a Milano a Ministro del Governo Prodi, deputato ed europarlamentare come rappresentante del partito da lui stesso fondato L’Italia dei valori); Pietro Ayala (da PM antimafia a Palermo a senatore dei DS ora PD); Pietro Grasso (da capo della Procura Nazionale Antimafia a senatore del PD e poi a LEU); Antonio Ingroia (da PM antimafia a Palermo a candidato premier del partito da lui fondato “Rivoluzione civile”); Felice Casson (da PM antimafia a Venezia a senatore del PD); Michele Emiliano (da PM antimafia a Bari al PD come Sindaco di Bari e poi Governatore della Puglia); e per venire a noi più vicino, Franco Roberti (Da PM antimafia a Napoli e capo della PNA ad assessore regionale del PD nella Giunta De Luca ed ora europarlamentare del PD).

 

La lista potrebbe continuare ancora, ma ciò che davvero non convince, è che tutte queste geniali toghe assurte al rango di politici – e che oggi sostengono strenuamente questa barbara abolizione della prescrizione – hanno dimenticato che la nostra Costituzione all’ art. 111, prevede il principio della “ragionevole durata del processo”.
È pur vero che ora il PD ha fiutato il cambiamento del vento ed ha presentato una proposta di modifica della legge secondo cui la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, dovrebbe essere solo “sospesa” per un massimo di 3 anni e 6 mesi. Ma tale proposta non soddisfa nessuno se non gli alleati di governo, che con questo compromesso potrebbero allungare un po’ la vita del governo giallo-rosso.
Ma che ne sarà intanto delle vite di quei soggetti rimaste congelate per anni in attesa di una sentenza che dica loro se sono colpevoli o innocenti?

 

Il solo sospetto derivante dalla qualità di imputato permanente, trasformerà la pena in una condanna preventiva, che arriva ben prima della condanna e talvolta senza che mai arriverà una condanna.
Il nostro Ministro Bonafede – emblematica espressione di una classe politica rozza ed incompetente – continua a resistere strenuamente all’appello che arriva da tutti gli addetti ai lavori di non abolire la prescrizione.
Il 7 gennaio, intanto, è fissato un nuovo vertice tra le forze politiche per trovare una soluzione, ma intanto da oggi la legge è già in vigore, sempre sulla pelle dei cittadini.

 

LELLO DI CAPUA

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