Home / Altro  / Ricordo di socialisti

Ricordo di socialisti

Ci sono due socialisti che hanno cambiato la storia d'Italia: Sandro Pertini e Bettino Craxi. Michele Iovieno li ricorda così.

Giovedì 9 gennaio, giorno dell’uscita del film nei cinema, sono andato al Complesso Stabia Hall per assistere alla proiezione di “Hammamet”, il film di Gianni Amelio sugli ultimi mesi di vita di Craxi, prodotto in occasione del ventennale della sua morte. Confesso di essermi emozionato, e non solo per la tragedia umana dell’ex uomo potente rassegnato all’orgogliosa morte, ma anche per il ricordo di quei lontani anni ’80, e dei miei trascorsi di militanza socialista.

 

Era un’altra epoca, un altro mondo. Il politico nasceva e cresceva nelle sezioni del partito e la gavetta per arrivare ad una qualunque “carica” era lunga e selettiva: si partiva dal basso, dall’attività nella sezione, poi si passava al consiglio comunale, poi al consiglio provinciale e così, di consiglio in consiglio, si arrivava al traguardo del parlamento solo se si dimostrava, con i fatti e non con i tweet, una solida preparazione amministrativa e politica. Il politico lo si misurava dalle idee che rappresentava, dalla prospettiva di futuro che perseguiva ed anche dalla capacità di dare risposte al suo territorio.
La “macchina politica” costava perché il contatto del “politico” con l’elettorato era diretto. Non vi era internet, non vi erano i mille canali televisivi di oggi; vi erano le spese per le sezioni, per le manifestazioni, per i congressi, i manifesti, i giornali di partito, insomma, una mastodontica macchina che costava, eccome se costava. E se il Partito non aveva “il carburante”, la sua macchina si fermava, restava indietro, scompariva dalla scena. E ciò il Partito non poteva consentirselo, perché il “Partito” aveva una ideologia, credeva in quel che diceva e faceva quel che diceva ed era fondamentale lottare per l’affermazione della idea di società che perseguiva.
E allora tutti, ripeto, tutti i Partiti cercavano e ricevevano finanziamenti irregolari da parte di grandi gruppi pubblici e privati (Fiat, Iri, Eni, Montecatini, Edison, Assolombarda, Cooperative rosse, eccetera) nonché enormi risorse da parte delle superpotenze straniere, Stati Uniti (Cia) e Russia (Kgb).
Che si trattasse di finanziamento illegale era ben noto e, difatti, ogni tanto il Parlamento votava un’amnistia e sanava il reato di finanziamento illecito; le ultime due amnistie vennero votate, alla unanimità dall’intero Parlamento , nel 1984 e nel 1989.
Tutto filò liscio sino al 1992, quando un autentica slavina eliminò dalla scena politica italiana, per via mediatico-giudiziaria, ben 5 partiti politici “storici”, salvando solo il PCI
Quando arrivava un avviso di garanzia ad un politico (avviso di garanzia= comunicazione dell’avviso di una indagine) ricordo bene che, per la quasi totalità dei giornali e delle televisioni, il malcapitato era già un condannato e, veniva additato all’opinione pubblica come il peggior ladro della Repubblica.
Solo per il filone milanese dell’inchiesta vennero iscritti nel registro degli indagati ben 4.520 cittadini; alla fine ne vennero condannati 286 e 965 patteggiarono la pena. Eppure, per l’opinione pubblica i ladri erano solo i socialisti e, in particolare, il loro segretario Bettino Craxi.
Per i giudici di Milano, il segretario del PSI , Bettino Craxi, “non poteva non sapere” dei finanziamenti che arrivavano al Partito. Per gli stessi giudici, dei due miliardi che Gardini portò in una valigetta «al secondo o al quarto piano» di Botteghe Oscure, Occhetto poteva non sapere: due pesi e due misure.
E fu proprio dopo aver ascoltato un acceso comizio dell’Occhetto “vergine e puro” tenuto a poca distanza dal Raphael la sera del 30 aprile 1993, che i “compagni comunisti” uniti ai “camerati fascisti” di Buontempo (“Er pecora”) che bersagliarono Craxi con monetine, al grido di “ vuoi pure queste, vuoi pure queste“.
Scena disgustosa, anticipatrice di quel che successivamente è diventata la politica populista italiana.

 

Ormai siamo alla politica delle belve: grida, insulti, attacchi social, fake news, giornalisti prezzolati che strumentalizzano, che disinformano, che inquinano menti e coscienze. Mai un ragionamento pacato, tranquillo, mai un comportamento rispettoso verso di chi la pensa diversamente da te, mai un’azione fatta nell’interesse del Paese.
Con Craxi l’Italia entrò nel G7, tra le prime 7 grandi potenze industriali ed economiche della Terra, con un PIL che cresceva del 3-4%“ e con l’inflazione scesa dal 14,7% (1983) al 4,7% (1987). Certo, ha avuto due condanne, ma è pur vero che la Corte di Strasburgo, alla unanimità, con sentenza del dicembre 2002, ha condannato la giustizia italiana per aver violato ripetutamente le norme dell’Equo Processo (rilevando come la stessa Corte di Cassazione italiana in una sentenza del novembre 1996 abbia rilevato che Craxi è stato «condannato esclusivamente sulla base delle dichiarazioni pronunciate prima del processo da coimputati che si sono astenuti dal testimoniare e di una persona poi morta ». I difensori di Craxi «non hanno potuto contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della condanna) ed è pur vero che il figlio Bobo, appena qualche anno fa, ha subito le misure esecutive di una banca, non essendo riuscito a pagare le rate di un mutuo. Evidentemente il “tesoro” di Craxi non è mai esistito se non nella fantasia di qualche giornalista.
Ma, al di là delle valide giustificazioni che pure esistono, Craxi ha avuto certamente delle colpe.

 

Colpe che non vedo nella limpida figura umana e politica di Sandro Pertini, di cui quest’anno ricorre il trentennale della morte.
Giovanissimo partecipò alla prima guerra mondiale da sottotenente di complemento e inviato sul fronte dell’Isonzo, si distinse per una serie di atti di eroismo che gli procurarono la Medaglia d’Argento al valore militare.
Giovanissimo si iscrisse al Partito Socialista e, per il suo radicale antifascismo, fu costretto all’esilio in Francia, ove visse qualche anno facendo i lavori più umili, malgrado le sue due lauree. L’amore per la sua Patria lo portò a rientrare in Italia e, catturato, fu condannato a 10 anni di carcere duro nelle prigioni di Santo Stefano. Scontata la pena venne inviato al confino, prima a Ponza, poi alle Tremiti e, infine a Ventotene. Riacquistata la libertà dopo oltre 14 anni, nell’agosto del 1943, si arruolò nelle file dei partigiani per combattere contro l’occupazione nazista, ma venne nuovamente arrestato, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli e condannato a morte. Riuscì ad evadere, aderì al Comitato di Liberazione Nazionale e partecipò alle ultime lotte partigiane per la liberazione della Alta Italia.
Finita la guerra fu segretario del Partito Socialista, direttore dell’Avanti e parlamentare per innumerevoli legislature.
Nel 1968 divenne Presidente della Camera dei Deputati e l’8 luglio 1978 venne eletto settimo Presidente della Repubblica con quasi con un plebiscito, 832 voti su 995, un consenso mai avuto da nessun altro Presidente. Aveva già 82 anni, ma interpretò la sua carica con una vitalità ed una umanità fuori dal comune. Intollerante al protocollo, si rifiutò di trasferirsi al Quirinale e visse, con la moglie Carla Voltina in una piccola mansarda.
Non abbiamo lo spazio per raccontare il Pertini Presidente: le sue denunce contro il terrorismo, contro la criminalità, contro i ritardi nella ricostruzione post- terremoto, il suo entusiasmo in Spagna, sugli spalti del Santiago Bernabeu di Madrid per la finale Italia-Germania dei campionati del mondo del 1982, il suo continuo incontrare e sostenere i giovani.
E proprio con delle parole rivolte ai giovani voglio concludere questo mio “ ricordo di socialisti”:

“[…] Noi anziani stiamo per chiudere la nostra giornata, stiamo per avviarci verso la notte che non conoscerà più albe: ebbene io vorrei avviarmi con animo sereno verso questa notte e mi potrò avviare con animo sereno se saprò che i nostri giovani raccoglieranno il patrimonio politico e morale della resistenza e dell’antifascismo, se non permetteranno che sia disperso e lo custodiranno per tramandarlo alle altre generazioni.”

 

MICHELE IOVIENO

NESSUN COMMENTO

SCRIVI UN COMMENTO