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Coronavirus, cosa si poteva fare di più e cosa fare adesso

Siamo nel pieno dell'emergenza coronavirus. Ieri sera è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio che prevede misure molto restrittive su tutto il territorio nazionale

Siamo nel pieno dell’emergenza coronavirus. Ieri sera è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio che prevede misure molto restrittive su tutto il territorio nazionale. Si poteva fare di più? La risposta è sicuramente sì, ma siamo ancora in tempo, nulla è compromesso.

 

Che andassero prese misure più drastiche agli albori del problema ormai è un dato di fatto, ma questo non è il momento di critiche e attacchi politici. Tutte le forze politiche devono necessariamente sedersi a un tavolo comune per risolvere una volta per tutte questo problema, accantonando momentaneamente le rivalità politiche. L’economia e la sanità rischiano di collassare e ciò va impedito in tutti i modi. Chiudere le attività a intermittenza non è una soluzione ma solamente un palliativo. Credo che la strategia migliore, giunti a questo punto, sia quella di congelare e bloccare tutto a 360 gradi per un periodo tra i 15 e i 20 giorni. La proposta a mio modo di vedere più naturale è la chiusura totale di tutte le attività che sono luoghi in cui il contatto e la vicinanza tra le persone sono inevitabili, dai bar agli uffici postali, dalle pizzerie ai mezzi di trasporto e tutte le attività commerciali che vendono beni non essenziali per la sopravvivenza, come è stato fatto a Wuhan e in altre zone della Cina, con risultati eccellenti. Questo sarebbe l’unico modo per debellare il contagio e impedire definitivamente il rischio di una pandemia.

 

Ma come si può fare ciò senza distruggere l’economia e soprattutto i commercianti che sono il motore pulsante dei nostri tempi? La mia proposta consiste in un deciso intervento dello Stato che consista nella sospensione del pagamento delle tasse da parte dei commercianti obbligati a chiudere. Ciò dovrebbe avvenire non soltanto rinviando il pagamento delle tasse di questo mese al mese prossimo, ma di effettuare una vera e propria cancellazione del pagamento delle imposte per questo periodo d’inattività. Problemi speciali richiedono soluzioni speciali.

 

Per quanto riguarda i lavoratori che non potrebbero lavorare a causa della chiusura delle attività in cui prestano lavoro, si potrebbe istituire una sorta di disoccupazione transitoria fino al termine del pericolo. In ultimo, ma non ultimo come importanza, per sopperire alle necessità alimentari andrebbero istituiti dei servizi di consegna domiciliare dei beni di prima necessità da parte di personale ampiamente equipaggiato con protezioni anti contagio, con distribuzione di cibo gratuito alle famiglie in difficoltà.

 

Adesso ci vogliono fatti e non parole. Tutte queste proposte hanno un costo ingente, mi pare banale sottolinearlo. Ma siamo o non siamo all’interno di una Unione Europea in cui siamo tutti “fratelli”? I burocrati di Bruxelles dimostrino che l’UE non è una dittatura finanziaria, come molti sostengono, ma una vera e propria unione di Stati in cui ci si aiuta a vicenda. Questa è l’occasione perfetta, anche perché i dati ci dimostrano che il resto del Vecchio Continente sta avendo e – ahimè – avrà problemi molto simili a quelli nostri. Siamo un grande paese e ci rialzeremo anche da questa fase difficile. Io non mollo!

 

MASSIMILIANO CUOMO

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