Continuano gli sversamenti illegali nei nostri fiumi
La Voce di Agerola riceve l'ennesima segnalazione relativa all'inquinamento dei nostri fiumi. Stavolta è successo tra via Pino e Furore.

Dopo la segnalazione che La Voce di Agerola fece di sversamento di siero in strada in località Ponte (PREMI QUI PER LEGGERLO) continuano a pervenire in redazione nuove e più gravi segnalazioni relative a flussi di liquido biancastro che ha invaso il nostro torrente Penise che percorre via Pino di Agerola e sfocia nel mare di Furore.
Vecchia storia quella dell’inquinamento del nostro fiume, che ha portato sul piede di guerra anche alcuni comuni costieri stanchi di subire passivamente gli scarichi che provengono dai Lattari e che compromettono la bellezza e la pulizia del mare.
Tuttavia nonostante denunce, promesse, rassicurazioni politiche, interventi sul depuratore di via Ponte, a quanto pare il problema persiste come e più di prima. Periodicamente ricompaiono queste vergognose sacche biancastre che non è difficile ricondurre a sversamenti illegali di qualche spregiudicato imprenditore caseario.
Sia chiaro: nessuna criminalizzazione della categoria dei casari che operano sempre con grande dedizione e correttezza tenendo in piedi un’importante fetta della nostra economia. Tuttavia non è possibile neanche continuare a girare la testa da un’altra parte e far finta che il problema non esista, “per non rovinare l’immagine del nostro paese turistico” , come pretenderebbero taluni benpensanti politici locali.
Piuttosto bisogna affrontare realmente e concretamente il problema anche a costo di scelte impopolari; occorre seriamente monitorare il percorso del fiume ma ancor più gli scarichi delle imprese casearie, proprio per evitare forme di generalizzazione delle responsabilità di una categoria sana ed operosa e, naturalmente, per evitare lo scempio ambientale sotto gli occhi di tutti.
La Voce di Agerola ricorda l’impegno di tanti volontari nel ripulire il fiume e nel monitorare la situazione. Ma alla luce dei fatti queste meritevoli iniziative rischiano di essere prive di ogni effetto, se, a monte, non si decide di affrontare realmente il problema, senza guardare in faccia a nessuno.
Chi sbaglia deve pagare perché l’ambiente è un bene di tutti e la tutela dei nostri fiumi e del nostro mare non può ammettere né se, né ma.