Hanno tutti ragione
In merito alle serate e alle polemiche conseguenti, La Voce di Agerola dà ragione a tutti. Tranne a chi, dall'alto, fa leggi poco chiare.

Hanno tutti ragione.
Come il libro di Paolo Sorrentino, che consiglio a tutti di leggere.
Agerola può dirsi (al 12 agosto) comune COVID-free. E può dirsi anche miracolata. È indubbio che la maggioranza degli agerolesi, durante il lockdown, abbiano rispettato le regole, dimostrando grande civiltà. Ma è altrettanto indubbio che gli stessi agerolesi da inizio giugno si siano rilassati, probabilmente perché i dati, fino a poche settimane fa, erano confortanti. Se a metà agosto il numero dei casi accertati è ancora a 0 vuol dire che abbiamo molta fortuna o, per i più religiosi, che abbiamo santi protettori che fanno il loro dovere.
Premesso ciò, nelle ultime ore ad Agerola (come un po’ in tutta Italia) si sta puntando il dito verso la movida e verso i giovani. Sarebbero loro e i loro comportamenti irresponsabili a “mettere in pericolo” intere famiglie e a far sì che il virus “si diffonda”. L’Italia (e Agerola, ovviamente) non è un paese per giovani, questo è chiaro da tempo.
Se fino a pochi giorni fa queste accuse lasciavano il tempo che trovavano e si chiudeva un occhio perché (giustamente) si pensava alla difficile situazione economica presente e futura, da qualche ora il quadro è cambiato.
Ed è cambiato a livello nazionale perché oltre 500 casi giornalieri (la media da ormai una settimana) non si registravano da tempo. E’ cambiata ad Agerola perché a Sant’Antonio Abate è nato un ‘mini focolaio’. Due persone di Agerola (a quanto sa la Voce di Agerola) si sono auto denunciate e si sottoporranno al tampone in queste ore: pochi giorni fa entrambe hanno visitato le due famose strutture dalle quali sarebbero partiti i nuovi contagi.
A luglio, nella nostra regione, aveva fatto paura il focolaio di Mondragone. Ma, dal punto di vista di un agerolese, si trattava pur sempre di un comune della provincia di Caserta. Mentre Sant’Antonio Abate è a 20 chilometri da qui. È praticamente certo che da luglio a oggi migliaia di persone di Sant’Antonio e di Gragnano abbiano visitato Agerola e siano entrate in contatto con nostri concittadini. Da ieri c’è molta preoccupazione, acuita dal fatto che ci troviamo in quei quindici giorni dell’anno durante i quali Agerola si riempie al massimo. Risalire al comune di residenza di chiunque metta e abbia messo piede nel nostro paese è praticamente impossibile.
La polemica social
Passiamo a quanto successo nella notte tra ieri e oggi. Qualcuno ha fatto notare a un bar agerolese che organizza serate molto partecipate come all’esterno del locale si siano creati numerosi e ripetuti assembramenti. Da parte di chi organizza le feste e cura la comunicazione social del bar si sono levate lamentele e, in segno di protesta, sono state annullate le serate per tutto il mese di agosto.
Chi ha ragione? La risposta, a mio avviso, è “entrambi”. Ha ragione chi si preoccupa perché decine di giovani senza mascherina ieri sera si sono abbracciate, hanno bevuto dallo stesso bicchiere o bottiglia e sono state a strettissimo contatto per ore. Ha ragione chi fa notare che la stragrande maggioranza degli eventi del Festival organizzato dal Comune non incuriosiscono per niente un(a) giovane agerolese, che cercano il divertimento nelle serate del suddetto bar.
Io posso dire chi, a mio avviso, ha torto: ha torto chi, a monte, impone mascherine obbligatorie (e 1000 euro di multa per chi si dimentica) all’interno di un bar, mentre per le aree esterne non dà regole precise. “La mascherina non è obbligatoria all’esterno MA lo diventa se ci sono assembramenti”; nel caso specifico dei bar viene riposta troppa fiducia nei confronti di chi esce con l’unico scopo di divertirsi e il cui ultimo pensiero, durante una serata alcolica a ballare e cantare, è indossare quella mascherina che, ci hanno detto fino a ieri, all’esterno non è obbligatoria.
EDOARDO CIOTOLA