Home / Altro  / La scuola tra COVID e desiderio di normalità

La scuola tra COVID e desiderio di normalità

Tra meno di un mese si tornerà a scuola: al momento le incertezze sono numerose e non ci sono ancora linee guida del tutto chiare.

La storia del genere umano diventa sempre più una gara fra l’istruzione e la catastrofe.

(H.G. Wells)

La ripresa della scuola a settembre si configura come un appuntamento molto atteso da tutta comunità educante, intesa come insieme di portatori di interesse della scuola e del territorio. Eppure tanta è la confusione, l’incertezza e l’ansia di tutti: dai dirigenti ai genitori, dai docenti al personale sembra che i dubbi superino di gran lunga le certezze.

 

La “notizia” è che a settembre le attività scolastiche riprenderanno su tutto il territorio nazionale in presenza, nel rispetto delle indicazioni elaborate dal Comitato tecnico scientifico (CTS) istituito presso il Dipartimento della Protezione civile, allegate al Piano per la Scuola e che potete scaricare dal sito ministeriale.

La riapertura sarà effettuata, si legge “in un complesso equilibrio tra sicurezza, in termini di contenimento del rischio di contagio, benessere socio emotivo di studenti e lavoratori della scuola, qualità dei contesti e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all’istruzione”.

 

E’ chiaro che le indicazioni più pregnanti per la ripresa delle attività didattiche sono quelle contenute nel documento del CTS, che ha fissato cinque regole basilari: 1. se hai sintomi di infezioni respiratorie acute (febbre, tosse, raffreddore) parlane subito con i genitori e non venire a scuola; 2. quando sei a scuola indossa una mascherina, anche di stoffa, per la protezione del naso e della bocca; 3. segui le indicazioni degli insegnanti e rispetta la segnaletica; 4. mantieni sempre la distanza di 1 metro, evita gli assembramenti (soprattutto in entrata e uscita) e il contatto fisico con i compagni; 5. Lava frequentemente le mani o usa gli appositi dispenser per tenerle pulite; evita di toccarti il viso e la mascherina.

 

Il documento quindi elenca le precondizioni per la presenza a scuola di studenti e personale: assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C anche nei tre giorni precedenti, ma all’ingresso non è necessaria la rilevazione; non essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni; non essere stati a contatto con persone positive negli ultimi 14 giorni. L’elemento fondamentale rimane il distanziamento fisico, per cui saranno da privilegiare tutti i possibili accorgimenti organizzativi atti a differenziare l’ingresso e l’uscita degli studenti, evitare assembramenti, ridurre al minimo la presenza di genitori, limitare l’utilizzo dei locali esclusivamente alla realizzazione di attività didattiche. Dovrà quindi essere radicalmente rivisto il layout, con una rimodulazione dei banchi, dei posti a sedere e degli arredi al fine di garantire il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro, anche in considerazione dello spazio di movimento, compresa l’area dinamica di passaggio e di interazione (zona cattedra/lavagna). Questo potrà comportare modalità di alternanza, turnazione o didattica a distanza proporzionate all’età degli alunni e al contesto educativo complessivo. Negli spazi comuni (è prevista anche un’area covid), aree di ricreazione, corridoi, dovranno essere previsti percorsi che garantiscano il distanziamento tra le persone, limitando gli assembramenti, anche attraverso apposita segnaletica. La ricreazione, le attività motorie e le attività didattiche programmate devono essere svolte, ove possibile, all’aperto. Per l’educazione fisica, qualora svolte al chiuso, dovrà essere garantita adeguata aerazione e un distanziamento interpersonale di almeno 2 metri. Per la refezione dovranno essere identificate soluzioni organizzative che consentano di assicurare il distanziamento attraverso la gestione degli spazi (refettorio o altri locali idonei), dei tempi (turnazioni) e in misura residuale attraverso la fornitura del pasto in “lunch box” per il consumo in classe.

 

Il Piano scuola individua una serie di misure igienico-sanitarie, che devono essere attentamente osservate. Si riferiscono, innanzi tutto, all’igiene dell’ambiente, con l’obbligo per i dirigenti scolastici di assicurare, prima della riapertura, una pulizia approfondita, ad opera dei collaboratori scolastici, di tutti i locali scolastici. Le operazioni di pulizia dovranno poi essere effettuate quotidianamente attraverso procedure di sanificazione, disinfezione e conseguente risciacquo. Per gli studenti con disabilità occorrerà una specifica pianificazione che tenga conto anche della numerosità, della tipologia di disabilità, delle risorse professionali specificatamente dedicate, garantendo in via prioritaria la didattica in presenza. Per la scuola dell’infanzia, essendo complicato se non impossibile garantire il distanziamento fisico, si dovranno adottare particolari accorgimenti sia organizzativi che nel comportamento del personale, assicurando indicazioni e risorse addizionali circa la pulizia assidua delle superfici, il lavaggio frequente delle mani, criteri di riduzione del numero degli alunni contemporaneamente presenti in classe, prevedere un affollamento ulteriormente ridotto rispetto ai criteri applicati nel contesto di classi di ordine superiore.

 

Grandi assenti nel Piano scuola e nel dibattito nazionale sulla riapertura i servizi della fascia 0-3 anni, infatti non ci sono protocolli ministeriali o regionali, linee guida, task force ufficialmente incaricate di fare in modo che il primo settembre i nidi possano riaprire. In un simile contesto, i Comuni hanno aperto a forza le iscrizioni condizionando le ammissioni dei bambini alle misure imposte a livello nazionale e/o regionale, mancando di spazi ed educatori sufficienti e di risorse economiche per finanziare gli interventi edilizi seppur “leggeri”(non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza dei nostri istituti avevano già bisogno di aule più grandi, di interventi strutturali per garantire l’adeguatezza degli spazi e di potenziamento del personale).

 

Il settore privato rischia addirittura di uscirne dimezzato e con le ossa rotte. Nella indeterminatezza più totale, a poche settimane dal suono della campanella , ogni Comune sta procedendo per conto proprio, senza che vi siano punti di riferimento. Grandi assenti sono le Regioni, cui spetta per Costituzione la potestà legislativa sui servizi educativi per la prima infanzia. Questa la situazione a circa 20 giorni dalla riapertura, al di là delle fake news e dei facili commenti la situazione genera veramente una serie di dubbi in tutti noi: un paese moderno dopo circa otto mesi di emergenza dovrebbe essere in grado di pianificare nei minimi dettagli la ripresa di un settore così importante come la scuola, un settore che dovrebbe essere volano di competenze per tutti gli altri ambiti lavorativi della nostra nazione, ad Agerola poi la distanza dai poli educativi della scuola superiore (licei-istituti professionali) crea una ulteriore ansia: basti pensare che nella normalità i nostri ragazzi affrontano un viaggio quotidiano in autobus pieni fino all’inverosimile e di conseguenza ci auguriamo che anche questa riflessione sia stata fatta da tutti gli attori coinvolti ai quali chiaramente va il nostro sostegno ma dai quali si attendono proposte e piani concreti.

 

MARIA MICHELA ACAMPORA

NESSUN COMMENTO

SCRIVI UN COMMENTO