COVID-19 ad Agerola, io speriamo che me la cavo
Il COVID-19, alla fine, è arrivato anche ad Agerola. Ci chiediamo se allo stato attuale delle cose si possa fare di più per capire la situazione reale del contagio.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che l’Europa soffrirà un aumento del numero giornaliero di morti di Covid-19 nei mesi di ottobre e novembre. I casi in Europa sono aumentati notevolmente nelle ultime settimane, soprattutto in Spagna e Francia. Più di 51.000 nuovi positivi sono stati segnalati solo venerdì nei 55 paesi monitorati dall’Oms Europa, che secondo l’organizzazione è più del picco più alto di aprile.
La Campania incalza ormai per numero di contagi le regioni come la Lombardia e il Lazio ed anche Agerola negli ultimi giorni ha dovuto fare i conti con i primi contagi lasciando così la confort zone del Covid free; certamente alla vigilia delle elezioni e dell’apertura delle scuole questa non è una buona notizia.
Siamo sicuri che gli organi competenti stiano monitorando la situazione ma alcuni dubbi crediamo siano legittimi e condivisibili: sulla scorta delle esperienze fatte da circa 66 paesi della bergamasca ma anche da paesi vicini a noi come Sant’Antonio Abate ci chiediamo perché non si pensa ad uno screening dell’intera popolazione agerolese che non è così numerosa, (magari con l’ausilio di un camper attrezzato o di aree destinate allo scopo). Questa potrebbe essere una soluzione in grado di trasmettere alla popolazione serenità e fiducia, oltre a restituire una mappatura realistica della situazione pandemica ad Agerola che consentirebbe anche una programmazione serena e consapevole delle attività future dell’intero paese.
La verità è che i casi individuati ad Agerola sono stati segnalati dall’Asl e per persone che hanno avuto contatto con turisti o visitatori non residenti nel nostro paese, quindi non essendo il risultato di azioni di monitoraggio territoriale è legittimo chiedersi se veramente i notiziari quotidiani riflettano la reale situazione del livello di contagio agerolese.
Vogliamo ricordare che i test possono avere costi anche contenuti intorno ai 12 euro ed in altri paesi è stato chiesto ai cittadini di pagare il ticket per affrontare la spesa. Magari durante questi sette mesi e in previsione di un autunno difficile si poteva anche programmare questa spesa evitando qualche spreco.
Altra riflessione che ci permettiamo di fare è che oggi dopo 7 mesi di alti e bassi della diffusione del Covid 19 non siamo più in emergenza. Attualmente avremmo dovuto avere una programmazione di interventi a contrasto della pandemia strutturata e studiata dalla politica e dai tecnici, invece siamo nella confusione più totale, tanto che il governatore De Luca ha inteso bene sacrificare l’inizio scolastico a vantaggio di elezioni e referendum che se dal punto di vista della formalità saranno più che legittimi, nella sostanza prevedono un forte astensionismo oltre che per la disaffezione alla politica anche per la paura del contagio, elementi che minano l’effettiva validità etica di entrambe le consultazioni.
Leggiamo dei test somministrati ad insegnanti e personale della scuola e della misurazione della temperatura a scuola in Campania, mentre il Ministro Azzolina continua a dire che sono le famiglie a dover misurare la temperatura e così via sulla strada del contraddittorio tra regione e stato (che pure sono della stessa parte politica). Questo per la gioia dei genitori e del personale scolastico che navigano a vista in un mare di confusione, senza regole precise e alla fine, come sempre, non resta che sperare nella buona sorte #iosperiamochemelacavo.