Home / Cronaca Locale  / Intervista a un’infermiera del San Leonardo: “Situazione critica, necessario lockdown”

Intervista a un’infermiera del San Leonardo: “Situazione critica, necessario lockdown”

Per vederci ancora più chiaro abbiamo intervistato un'infermiera del San Leonardo, che ci ha chiesto di rimanere anonima.

san leonardo

Nelle ultime ore le notizie che arrivano dall’ospedale più vicino al Comune di Agerola, ovvero il San Leonardo di Castellammare, sono tutt’altro che rassicuranti. Vediamo ambulanze costrette a rimanere giorni nel parcheggio e pazienti ricoverati all’interno delle automobili. Il nosocomio stabiese è oggettivamente al collasso, eppure la Campania rimane zona gialla in base ai parametri del Ministero della Salute.

Per vederci ancora più chiaro abbiamo intervistato un’infermiera del San Leonardo operativa nel reparto anti-COVID, che ci ha chiesto di rimanere anonima. Anche lei conferma che la situazione è critica, non solo nell’edificio presso il quale lavora ma in tutti quelli della provincia di Napoli.

 

 

Quanto definiresti grave la situazione al San Leonardo da 1 a 10? 

La situazione è particolarmente critica in quanto negli ultimi tempi l’afflusso di pazienti sintomatici è notevolmente aumentato. Questa criticità non è limitata solo alla realtà del San leonardo, ma riguarda tutta la rete sanitaria territoriale.

 

 

Da marzo a oggi sono stati assunti nuovi infermieri e/o medici?

Sì, dopo la prima ondata si è cercato di organizzarsi per far fronte nel migliore dei modi alla seconda ondata prevista.

 

 

Da marzo a oggi sono stati effettuati interventi di ampliamento dei reparti COVID?

Sì, in preparazione alla seconda ondata ci è stato un riassetto e ampliamento dell’intero reparto per garantire una gestione sicura e migliore per i pazienti.

 

 

Anche tu, come molti tuoi colleghi, credi che la soluzione per far rifiatare gli ospedali sia chiudere tutto per qualche settimana?

Mi sembra inevitabile e necessario un nuovo lockdown per scongiurare un’ulteriore degenerazione della situazione. Purtroppo, come mostrano i media, la fiducia data al buon senso della popolazione è stata tradita e quindi bisognerebbe necessariamente passare alle ”maniere forti”. Al di là dell’ economia, del divertimento, dello svago sono in gioco vite umane. Per noi sanitari che viviamo la quotidianità di chi soffre è inaccettabile il menefreghismo di alcune persone, perché non bisogna dimenticare che i malati di COVID lottano contro il nemico invisibile da soli, incrociando semplicemente lo sguardo di noi “omini travestiti”.

 

 

Permettimi un’ultima domanda, ancora più intima. Hai paura di andare a lavorare?

No, assolutamente. Nel momento in cui ho scelto questa professione ho tenuto conto di tutti i rischi a cui potevo andare incontro. Sicuramente non è una situazione facile quella che stiamo vivendo, ma spesso sono le stesse persone sofferenti a dare la forza di abbattere ogni paura. Nemmeno contrarre personalmente il virus mi spaventa, bensì la possibilità che possa trasmetterlo alla mia famiglia, a chi mi è vicino quotidianamente. In questo periodo ho solo paura del menefreghismo e dell’ inciviltà di alcune persone. Non siamo eroi, semplicemente facciamo il dovere.

 

 

INTERVISTA IDEATA E REALIZZATA DA EDOARDO CIOTOLA

NESSUN COMMENTO

SCRIVI UN COMMENTO